Lunedì 23 novembre, Teatro Manzoni, la sala è gremita di pubblico: così Milano accoglie Giancarlo Giannini.
Attore, regista, doppiatore, ma anche perito elettronico, inventore, fotografo, pittore e Re del Pesto: un uomo dalle mille sfaccettature che forse non voleva diventare un divo ma che di fatto è riconosciuto come uno dei mostri sacri del cinema italiano nel mondo.
Arduo compito per il conduttore della serata, Edoardo Sylos Labini, presentare una figura così eclettica ed esplosiva. Seguendo i capitoli dell’autobiografia di Giannini Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) si sviscerano gli aneddoti, le confessioni e le riflessioni dell’artista ma c’è altro ancora: ecco le sequenze tratte dai film “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” e “Pasqualino settebellezze” di Lina Wertmüller e “Shining” di Stanley Kubrick in cui Giannini è doppiatore di Jack Nicholson, il canto degli alpini eseguito dal giovanissimo Quartetto Particolare, il disegno di una rosa, il premio Leonardo alla Carriera e infine la commovente lettura di una poesia dedicata alla madre recentemente scomparsa. Il pubblico, incantato dal fascino dell’attore e sorpreso dalla sua natura poliedrica, è accompagnato dietro le quinte e non solo.
Si scopre così che Giannini ha imparato il rigore dell’attesa e l’importanza della precisione a 5 anni frequentando la scuola di aeromodellismo, si scopre che Giannini è particolarmente affascinato dalle mani che muovendosi sembrano eseguire partiture musicali, si scopre che Giannini ama cucinare e mangiare sia il pesto ligure che la pummarola napoletana, si scopre che per Giannini l’essenza di una buona invenzione sono il gioco e il divertimento, si scopre che per avere l’idea giusta a volte occorrono 18 giorni ma se è buona poi produce molto di più, si scopre che Giannini non aveva intenzione di iscriversi all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” ma ci è capitato quasi per caso “perché doveva partire per il Brasile per studiare i satelliti, ma prima doveva prestare il servizio militare, ma poi era stato esonerato per un articolo del codice penale riguardante la nonna e poi un amico lo aveva convinto a preparare il provino…”: si scopre insomma una vita incredibile ed intensa oltre la pellicola.
Le curiosità sul mondo del cinema e sulla recitazione svelano una “filosofia di vita”, in cui ci si sporca le mani con le storie delle persone e la fantasia costituisce il talento essenziale che anima il lavoro instancabile e puntiglioso dell’artista in continua ricerca di un nuovo gioco, di una nuova soluzione, di una nuova magia. Circondarsi di persone valide e competenti senza temere di sfigurare, aprirsi alla novità e all’inaspettato, apprezzare l’ironia e vivere con entusiasmo, essere costanti e determinati nel proprio obiettivo, sperimentare la stonatura e lo sbaglio andando anche controcorrente per generare il nuovo… un insegnamento utile anche per chi non lavora in teatro o nel cinema! Nei racconti riecheggiano i nomi di altri grandi attori e registi (Franco Zeffirelli, Carla Fracci, Gian Maria Volonté e ovviamente Mariangela Melato) ma al ricordo nostalgico si lega anche la speranza per il futuro, visione del vero maestro che non si impone sui propri allevi ma gioisce insieme a loro, dialogando e condividendo un sogno di Infinito: accostarsi al mistero e cercare di andare oltre creando il bello e l’armonia.
Di fronte quindi a un uomo che non voleva diventare divo ma lo è poi diventato, che ha vissuto esperienze difficili e dolorose ma è animato da un costante entusiasmo, che ha compiuto 73 anni ma è ancora energico e vitale, nasce spontanea la domanda: qual è il segreto dell’eterna giovinezza? E la risposta è: la curiosità dei bambini.
Beatrice Marzorati
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