Quando è stata allestita anni fa a Palazzo Reale la mostra “Dialogo nel buio”, esattamente fra il 2002 e il 2003, in collaborazione con l’Istituto dei Ciechi, ho pensato che fosse un’esperienza da non lasciarsi assolutamente scappare. L’idea di poter sperimentare delle situazioni della nostra quotidianità senza l’uso della vista, che è il senso predominante e filtro di ogni cosa, dando spazio totale ad udito, tatto ed olfatto, mi sembrava un viaggio nella nostra intimità più profonda.
Non mi sbagliavo: è stata una vera scossa a corpo e mente, un’avventura in un luogo ignoto alla riscoperta della sensibilità, della percezione, dell’emotività, della capacità che abbiamo di ascoltare profondamente con tutti noi stessi. Un’esperienza che ha favorito una grande apertura verso l’esterno, verso l’altro.
Il buio nel quale si entra, accompagnati da guide non vedenti gentilissime e premurose, nei primi momenti toglie proprio il respiro; è l’oscurità più nera e profonda che si possa sperimentare, al di là dell’idea che ogni vedente può avere dell’assenza di luce. Superati questi primi attimi di smarrimento, si incomincia a prendere confidenza con la situazione e l’ambiente circostante; i sensi si risvegliano, l’udito inizia a collocare suoni e voci nello spazio, le mani toccano e riconoscono le varie superfici, l’olfatto decifra gli odori, e ci si muove man mano con più sicurezza. Comincia così il viaggio che passa attraverso le ricostruzioni di un luogo esterno immerso nel verde, delle stanze di una casa, di una strada con automobili e tutti i suoi tipici rumori, e si conclude in un bar dove, sempre al buio, ci si scambia vicendevolmente impressioni e sensazioni.
Uscire alla luce, alla fine di questa esperienza durata poco più di un’ora ma che sembra volare, è un po’ come rinascere con una nuova consapevolezza, con una nuova sensibilità e la capacità di dare un rinnovato valore alla vista; è un senso preziosissimo, ma non deve essere utilizzato come giudice assoluto di persone e situazioni, bisogna saper andare al di là. Come dicono all’Istituto dei Ciechi: “Non occorre vedere per guardare lontano”, e questa esperienza infatti svela e insegna un altro “vedere”.
Un altro “vedere” e un altro “sentire” si sperimentano, poi, nel “Teatro al buio”, iniziativa anch’essa ospitata all’interno dell’Istituto; accompagnati in piccoli gruppi dalle sempre gentili e comprensive guide non vedenti, si accede all’interno del teatro e si prende posto nella totale oscurità. Una volta entrati tutti incomincia lo spettacolo, ispirato a Giorgio Gaber, che ha molto amato Milano e l’ha cantata per tutta la sua carriera; è la storia di un uomo e delle vicende della sua vita, ma anche della nostra città e dei suoi cambiamenti avvenuti tra gli anni ‘60 e Tangentopoli. La Milano delle opportunità, degli storici luoghi di incontro in centro, delle fabbriche e delle case di ringhiera, raccontata attraverso spunti e citazioni tratti dall’opera di Gaber e volgendo uno sguardo un po’ nostalgico ad atmosfere ormai sparite, ma con la giusta dose di ironia che ci vuole per dare sapore a quel viaggio che è la nostra vita.
I due artisti vedenti, Gianfelice Facchetti e Stefano Covri, durante tutto il loro spettacolo con incredibile maestria suonano, cantano, recitano e si muovono all’interno della sala buia come ad abbracciare il pubblico; lo coinvolgono attivamente mentre è immerso nel fluire della rappresentazione, facendolo ridere, riflettere e commuovere un po’ senza rimpiangere assolutamente l’uso della vista, e stimolando invece al massimo la fantasia.
Alla fine dello spettacolo è possibile incontrarli alla luce, ed è un po’ come scoprirsi tutti di nuovo; si presentano a noi in maniera umile, quella dei veri professionisti, ai quali dedichiamo un plauso speciale per l’impegno profuso nel non facile lavoro di ridisegnare uno spettacolo per vedenti ed adattarlo ad una messa in scena al buio, e per la passione costante che dimostrano nel portarlo avanti già da tempo.
Consiglio a tutti di vivere un’esperienza come questa, e di assaporarla liberando la mente da ogni pensiero; lasciatevi cullare dalla musica, dalle voci e dalla fantasia in un morbido fluire di immagini che si colorano di nuove sfumature, e ascoltate le vostre corde emotive che vibrano.
In scena ancora a maggio da giovedì 21 a domenica 24.
Per informazioni sullo spettacolo e la rassegna contattare la segreteria organizzativa all’indirizzo email segreteria.dialogonelbuio@istciechimilano.it
Olga Bordoni
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