Dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023 debutta a Milano un interessante spettacolo scritto e diretto da Chicco Dossi che dal 2019 lavora con Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa come assistente alla regia e alla drammaturgia.
In scena Nell’occhio del labirinto – Apologia di Enzo Tortora, spettacolo che ripercorre la tragica vicenda giudiziaria di Enzo Tortora e che ha vinto lo scorso ottobre il secondo Premio Sipario portale dello spettacolo 2022.
Per non dimenticare, ma soprattutto per ricordare che ancora oggi molte persone sono vittime di casi di malagiustizia, abbiamo contatto Chicco Dossi al quale abbiamo chiesto…
Perché hai scelto di raccontare la storia di Enzo Tortora?
(non credo tu abbia fatto in tempo a conoscerlo, come artista televisivo)
Innanzitutto vorrei ringraziare il Teatro della Cooperativa che ha deciso di produrre questo spettacolo. Da quando ho iniziato a lavorare collaboro con Renato Sarti (ormai quattro anni) che mi ha trasmesso la sua passione per la Memoria Storica.
Scrivendo questo testo, ho deciso di fare mio questo suo insegnamento e declinarlo in maniera personale.
Rispondendo alla tua domanda, confermo innanzitutto che non ho fatto in tempo a essere suo contemporaneo: l’arresto di Tortora è avvenuto nel 1983, 11 anni prima che nascessi, ed è morto nel 1988. Mi sono imbattuto nella storia di Tortora in modo molto casuale: frequentavo l’Università Cattolica e nei pressi di Corso Magenta – davanti a Palazzo Litta, per intenderci – c’è Largo Enzo Tortora. Per pura e genuina curiosità mi sono informato su chi fosse e ho scoperto uno dei casi più eclatanti di malagiustizia italiana. Non solo: chiedendo ad amici e conoscenti, mi sono reso conto che chi era già nato ai tempi del caso Tortora se lo ricorda bene, chi non c’era – chiunque abbia meno di trent’anni, fondamentalmente – non ne ha mai neanche sentito parlare. E ho pensato che fosse una storia degna di essere tramandata, quella di una persona che, ingiustamente arrestata, decide di farsi portavoce della battaglia per la giustizia giusta.
Con lo spettacolo Nell’occhio del labirinto da cosa e verso cosa vuoi spostare l’attenzione?
In Italia c’è un problema di giustizia. Un problema vastissimo: le carceri sono sovraffollate e inadeguate; il reinserimento nella società una volta scontata la pena non è praticamente previsto; chi ha il compito di giudicare non ha nessuna responsabilità nel caso in cui il suo verdetto si rivela errato. E tutto questo è raramente vissuto come un problema dai cittadini: il carcere è visto come una punizione e non come un luogo di riabilitazione in vista del rientro in società.
Purtroppo le riforme carcerarie non portano voti, o almeno questo deduco dal fatto che nessun partito decida di occuparsene. Ci sono per fortuna tante associazioni, come appunto l’Associazione Enzo Tortora, che riconoscono il problema e si adoperano per cambiare le cose.
Nello spettacolo Nell’occhio del labirinto esiste una linea netta che divide il prima e il dopo di una persona come Enzo Tortora «uomo per bene», dall’Enzo Tortora «criminale» sbattuto sulle prime pagine dei giornali senza nemmeno il beneficio del dubbio?
Esiste eccome!
Dobbiamo ricordare che Tortora si trova, da un momento all’altro, a passare dall’essere il presentatore televisivo più noto d’Italia a essere accusato di essere un camorrista. A livello visuale e sonoro, dal punto mediano dello spettacolo vediamo un Enzo Tortora che ha perso tutto, simbolicamente spogliato del proprio abito da presentatore, ingabbiato in un labirinto i cui meandri fisici e mentali lo stritolano. Ma vediamo anche un Enzo Tortora che non si dà per vinto e che, vivendo il carcere sulla sua pelle, si batte affinché nessun altro subisca quello che ha subito lui.
Se non ricordo male molti pentiti fecero il suo nome durante le indagini… si diceva un caso di omonimia.
Perché nessuno voleva ammettere il proprio errore, ma soprattutto qualcuno ha chiesto scusa…?
Il caso di omonimia (era stato trovato un numero di telefono vicino alla parola “Tortona”, che qualcuno lesse come “Tortora”, nell’agendina di un noto camorrista) è solo la punta dell’iceberg e, a mio modo di vedere la questione, un pretesto. Va ricordato che era appena promossa una legge sul pentitismo che di fatto garantiva sconti di pena a chi avesse collaborato, motivo per cui si faceva gara a fare il nome più grosso (la soffiata che portava all’arresto di un personaggio di spicco garantiva uno sconto maggiore di quello di un semplice “picciotto”). A ciò va aggiunta l’irresponsabilità di certi magistrati che pur di fare carriera non vedevano l’ora di cedere al «pettegolezzo giudiziario» e quella dei giornali che per lo scoop non hanno esitato a gettare fango su un innocente.
Nel 2014 il pubblico ministero Diego Marmo ha chiesto scusa alla famiglia Tortora, sostenendo di aver agito in buona fede. Le sue scuse non sono state accettate.
Ai tanti editori che per vendere una copia in più hanno sbattuto il mostro in prima pagina (oggi potremmo dire per un ‘like’ o ‘visualizzazione’ in più), c’è una domanda che vorresti fare loro?
Vorrei semplicemente chiedere se è valsa la pena stare dalla parte sbagliata della Storia per qualche copia in più. Il nome di chi non ha esitato a scagliarsi contro Tortora è noto e lo sarà per sempre.
Noi spettatori che ruolo ricopriremo durante la visione dello spettacolo Nell’occhio del labirinto?
Vedrete quello che è successo a Enzo Tortora.
Vedrete la condizione carceraria a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, che non è tanto dissimile da quella odierna.
Vedrete la storia di un uomo che ha capito di essere vittima di un sistema marcio e di sfruttare la propria notorietà per cercare di cambiarlo. Qui, secondo me, sta la grandezza di Tortora. Una volta eletto eurodeputato, poteva sottrarsi alla riapertura del processo appellandosi all’immunità parlamentare. Non l’ha fatto. Si è dimesso e ha voluto a tutti i costi essere giudicato innocente.
Quando Enzo Tortora tornò uomo libero, tornò in televisione e celebre la sua frase:
«Dunque, dove eravamo rimasti?»
A te chiedo, dopo la visione dello spettacolo Nell’occhio del labirinto da dove vorresti che ripartisse lo spettatore?
Mi piacerebbe che tra qualche mese o tra qualche anno, quando inevitabilmente nel dibattito pubblico riemergerà il problema della giustizia, gli spettatori e le spettatrici si ricordino di questa storia e si facciano un’idea della questione con una nuova consapevolezza.
Non facciamo passare né qualche mese né qualche anno, andiamo a teatro e facciamo nostra questa storia per una maggiore consapevolezza futura!
NELL’OCCHIO DEL LABIRINTO
Apologia di Enzo Tortora
dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023 – Teatro della Cooperativa
scritto e diretto da Chicco Dossi
con Simone Tudda già “segnalato” dal Premio Hystrio alla Vocazione 2021
sinossi
Il caso Tortora non è soltanto un caso di malagiustizia. La storia di Enzo Tortora è la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi simbolo. Avrebbe potuto darsi alla macchia come già altri – meno innocenti – prima di lui avevano fatto, avrebbe potuto sottrarsi a un processo che sapeva essere iniquo. Consapevole di essere innocente, ha messo la sua storia a disposizione di tutte le persone che erano nella sua stessa situazione, ma che non avevano i mezzi e le possibilità di essere giudicati in maniera equa.
Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nel suo appartamento di via dei Piatti, a Milano, stroncato da un tumore, ma – almeno questo – da uomo libero. La sua vicenda non può e non deve rimanere una targa su un muro del centro di Milano, un trafiletto sui giornali nell’anniversario della morte o un brutto ricordo nella gioventù della generazione prima della mia.
Leave a Reply