Ubu Roi, profumo d’assurdo

ubu roi

Ubu roi, grande classico del teatro dell’assurdo, scritto da Alfred Jarry nel 1896, si presenta in tutto il suo splendore al Teatro Sala Fontana di Milano. Merito della produzione Fortebraccio Teatro che regala al pubblico due ore di grande spettacolo.

È la storia di Padre Ubu che su pressione della moglie, Madre Ubu, si convince a tradire ed uccidere re Venceslao usurpando il trono di Polonia.

Se non ci fosse la Polonia non ci sarebbero i polacchi.

Una parodia unita al surreale con biciclette che entrano improvvisamente in scena e palloncini colorati che fungono da messaggi regali. Quello del regista Roberto Latini è un teatro a 4D con l’olfatto che diventa senso fondamentale per percepire l’opera quanto l’udito e la vista. Lo si capisce sin dall’ingresso in sala con quel profumo di salsiccia che inebria la platea e prosegue nel corso dell’opera quando il borotalco riempie le narici.

Una messa in scena che cura nel dettaglio ogni piccolo particolare e non lascia nulla al caso. La scenografia della guerra è emozionante, le musiche di Gianluca Misti convincenti e precise anche nel semplice stacchetto che annuncia la ripresa della storia principale.

Infine c’è il cast a cui vanno la maggior parte degli applausi. Partendo dai protagonisti Savino Paparella e Ciro Masella, che regalano attimi di pura ilarità nel loro rapporto di amore e odio, agli altri sei attori sul palco, tutti perfetti nel caratterizzare il loro personaggio. Ogni gesto e ogni espressione facciale è imperdibile e andrebbero rivisti per non lasciarsi sfuggire nessun particolare. Perché, per fare un esempio, quando re Venceslao parla e attira su di sé l’attenzione del pubblico, Madre Ubu regala sguardi unici.

Uno spettacolo in grado di convincere anche i più scettici che potrebbero farsi inizialmente spaventare dalla definizione “Teatro dell’assurdo”.

Ivan Filannino

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