Oggetto di partenza del nuovo progetto firmato Deflorian/Tagliarini, duo italiano che ha ricevuto negli ultimi anni prestigiosi riconoscimenti in tutta Europa, è Deserto rosso, straordinario film del 1964 e prima opera a colori firmata Michelangelo Antonioni. Scritto a partire – sembra – da un breve racconto di Tonino Guerra, il film è una delle opere centrali non solo del cinema italiano e internazionale, ma delle arti visive del Novecento, che ha come protagonista assoluto un paesaggio unico, quello di una Romagna attorno a Ravenna trasfigurata dal regista, specchio di un mondo dove malattia e bellezza coincidono con un cortocircuito di senso e di sensi che ancora oggi sbalordisce. Da sempre attratti nella loro indagine da figure all’apparenza marginali, dimesse, Deflorian/Tagliarini scelgono di lavorare attorno al personaggio di Giuliana (interpretata nel film da una straziante e fanciullesca Monica Vitti): figura apparentemente lontana dal cinema Antonioni e dalle sue ambientazioni medio borghesi, Giuliana è una “selvatica vestita elegante”, ma conserva in lei qualcosa che ci parla di una ricerca di verità di cui spesso, nella nostra sempre maggiore “capacità” di stare al mondo, abbiamo perso il senso.
«La nostra scelta – scrivono i registi – è quella di essere cinque in scena, tre donne, due uomini. Prima di tutto per evitare il triangolo borghese, moglie-marito-amante, per avere la possibilità di lavorare liberamente attorno alla figura di Giuliana e infine per rispondere alla tensione anti-realistica del film. Se questa opera ci ha colpito è anche perché il film non è la sua trama, e questo ci corrisponde. La cerniera tra dentro e fuori in quest’opera è talmente sottile che non possiamo che essere sollevati dal fatto che il film inizi durante uno sciopero, che lo sfondo sia lo sfruttamento di operai chiamati a sradicarsi dalla loro terra per andare a lavorare all’estero. L’osmosi tra i due livelli del racconto in Antonioni non è né ideologica né risolutiva, ma scava, intreccia, sposta. Siamo di nuovo di fronte al rapporto tra figura e sfondo che abbiamo affrontato ne Il cielo non è un fondale (spettacolo realizzato dalla compagnia nel 2016, ndr)».
Un lavoro non solo sul disagio, sulla fragilità, sulle crepe, ma anche sulla fanciullesca purezza di una donna che il mondo non sembra più interessato ad ascoltare.
“C’è qualcosa di terribile nella realtà, e io non so cosa sia. E nessuno me lo dice” – afferma Giuliana. Ed è proprio questa la scommessa “marginale” del teatro: continuare a far intravedere il “mondo intero” dietro un impotente fantasticare e i limiti di “questo mondo” dietro la potenza con cui schiaccia i singoli.
In occasione dello spettacolo, sabato 23 febbraio alle ore 18.00 presso la Sala del Teatro, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini presenteranno insieme a Rossella Menna (critico teatrale e dramaturg), Attilio Scarpellini (giornalista, saggista e critico teatrale) e all’editore Luca Sossella, il libro Quasi niente (pubblicato all’interno della collana Linea) che raccoglie il testo dello spettacolo.
QUASI NIENTE
un progetto di: Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
liberamente ispirato al film Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni
collaborazione alla drammaturgia e aiuto regia: Francesco Alberici
con: Francesca Cuttica, Daria Deflorian, Monica Piseddu, Benno Steinegger, Antonio Tagliarini
DOVE? Triennale Teatro dell’Arte
QUANDO? dal 21 al 24 febbraio ore 20 (domenica ore 16)
PREZZI: 22 euro (intero) / 16,50 euro (ridotto ATM) / 16 euro (ridotto under 30/over 65/gruppi) / 11 euro (ridotto studenti)
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