A Teatro Libero la collaborazione fra Manuel Renga e Tobia Rossi dà ancora i suoi frutti; riconfermano il proprio talento con forza trasversale, proponendo, nella settimana in cui ricorre la Giornata della Memoria, uno spettacolo come Testastorta La storia inventata, tratto dal romanzo sulla Shoah italiana di Nava Semel – Testastorta, appunto.
Stupendamente calati nei ruoli ben caratterizzati nelle singole specificità linguistiche e gestuali di ciascuno dei sette i personaggi, Valeria Perdonò e Alessandro Lussiana – un’altra coppia da tenere d’occhio – sono i protagonisti multiformi di questa storia, articolata in una prova di matura capacità artistica.
Una storia come altre, probabilmente, raccontata con il sano gusto del raccontare, e una buona dose di ironia. La scrittura di Rossi, serrata e incalzante, è prorompente nel messaggio che, con eleganza e sensibilità, affronta un tema che non può smettere di essere urgente, non solo nel dovere della Memoria, ma pure nel suo denunciare il pericolo che può generare il timore – il disprezzo – del diverso.
L’insieme è uno spettacolo che non manca di suggestioni nel quadro di una scena eclettica come chi vi ha lavorato, funzionale e molteplice, frutto di un certosino lavoro registico, attento nella resa delle luci, un unicum con il tempo e lo spazio della narrazione, la stessa puntualità è gradevolmente riscontrabile nelle omogenee e sofisticate scelte musicali.
Immediato e genuino, che non disdegna la banalità, anzi la accoglie per nobilitarla; equilibrato nello strappare una sincera risata, appendere al filo della suspense e sorprendere, fino a commuovere una partecipante platea.
Arianna Lomolino
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