Londra, 25 novembre 1952. Dopo il debutto del 6 ottobre a Nottingham e una breve tournée. Trappola per topi, commedia scritta da Agathe Christie, approda nella capitale, al New Ambassadors Theatre. Che sarebbe stato un titolo di successo era immaginabile anche all’epoca, più difficile prevedere che avrebbe battuto ogni record. Da quel 25 novembre, infatti, The mousetrap (il titolo originale) è rimasto in cartellone ininterrottamente, prima al New Ambassadors, poi al St. Martin’s, fino al 16 marzo 2020 quando tutto il mondo si fermò per la pandemia di Covid-19. Le repliche sono subito riprese appena finito il lockdown e ora l’obiettivo è raggiungere le 30mila rappresentazioni.
Forse anche per questo c’è sempre un po’ di sospetto quando Trappola per topi viene rappresentato fuori dal suo nido e oltretutto in un’altra lingua. Ma è giusto che il teatro sia universale e che il capolavoro di Agatha Christie possa essere gustato in ogni parte del mondo, soprattutto quando a portarlo in scena sono produzioni di alto livello come quella proposta da La Pirandelliana con la regia di Giorgio Gallione e l’adattamento di Edoardo Erba.
L’intento di ottenere un grande risultato si intuisce già all’apertura del sipario quando appare la maestosa scenografia di Luigi Ferrigno. L’interno della Locanda del Cacciatore, conosciuta anche come Castel del Frate o col nome originale di Monkswell Manor, colpisce grazie alla lunga vetrata che regala profondità e luminosità alla scena mostrando anche l’esterno innevato. Uno stile decisamente diverso da quello più chiuso e severo del St. Martin’s Theatre ma altrettanto valido. La storia è tratta da “Tre topolini ciechi” breve romanzo che la regina del giallo pubblicò nel 1948 ma che ottenne il successo meritato con l’arrivo a teatro. I protagonisti sono Mollie e Giles, una coppia di giovani sposi che ha appena aperto un albergo a conduzione familiare poco fuori Londra e si appresta ad accogliere i primi ospiti. Fuori, però, una bufera di neve ha bloccato le strade, gli ospiti si ritrovano praticamente bloccati nella locanda e a sconvolgere la situazione c’è l’arrivo del sergente Trotter chiamato a indagare su un omicidio commesso a Londra e convinto che l’assassino si trovi proprio alla Locanda del Cacciatore.
Inizia così il classico giallo dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere e tutti potrebbero essere potenziali colpevoli. Come sempre Agatha Christie riesce fortemente a caratterizzare i suoi personaggi facendo venire fuori tutte le loro sfaccettature, in questo caso una mano arriva anche dagli attori che riescono benissimo a rendere onore ai loro prestigiosi alter ego. Ovviamente gli occhi del pubblico non possono che andare su Lodo Guenzi, conosciuto principalmente nel campo musicale come membro della band Lo Stato Sociale. Nonostante la recitazione non sia la sua prima attività, gli studi all’Accademia Nico Pepe di Udine non sono per nulla stati dimenticati e hanno permesso all’artista di tenere bene il palco inserendosi con merito in un cast di attori esperti. C’è poi da aggiungere che se avessimo dovuto scegliere un personaggio noto dello spettacolo per interpretare il sergente Trotter, Lodo Guenzi sarebbe stato a prescindere nella lista dei candidati.
Interpretazione da applausi per Dario Merlini e Claudia Campagnola che vestono i panni dei coniugi Ralston. Entrambi bravi ad esteriorizzare la gioia, ma anche i timori, di due giovani che iniziano per la prima volta una nuova attività, Claudia Campagnolo è poi chiamata a fare gli straordinari vista l’importanza che il suo personaggio assume nel finale. Tutti i personaggi non si discostano troppo dagli originali, forse un po’ più moderni, ma senza stravolgere ciò che nasce già perfetto. Ottimo il Christopher Wren di Stefano Annoni, attore che difficilmente sbaglia un colpo, vicino a una realtà milanese capace di produrre grandi progetti come Teatro Linguaggicreativi. Wren è forse il personaggio che maggiormente attira l’attenzione del pubblico e Annoni lo interpreta con la giusta carica facendo uscire anche le ansie e le controversie che lo caratterizzano. Lineari e precisi la giudice Boyle, il maggior Metcalf e la signorina Casewell rispettivamente interpretati da Maria Lauria, Marco Casazza e Raffaella Anzalone. Può forse sembrare un po’ oltre le righe il signor Paravicini di Tommaso Cardarelli, ma parliamo di un personaggio che la stessa Christie ha reso particolarmente misterioso, eccentrico ed ambiguo.
Spesso si tende a strizzare l’occhio al pubblico cercando di strappare sorrisi anche in testi che non offrono questa possibilità. Non è il caso di Trappola per topi dove l’ironia di Agatha Christie è subito chiara e inconfondibile. Regista e attori hanno seguito le indicazioni dell’autrice inserendo attimi di leggerezza in un racconto che entra nel profondo buio dell’animo umano, che mette alla luce un dramma infantile che ha sconvolto diverse esistenze.
Anche le musiche seguono la stessa linea, in scena è inquietante come poche note di una filastrocca al pianoforte possano incutere timore ma negli stacchi tra una scena e l’altra intervengono i Beatles con Help, Don’t Let me down, Here comes the sun, A hard day’s night. Tutti brani ovviamente successivi a Trappola per topi ma che rendono omaggio alla tradizione british.
Trappola per topi di Giorgio Gallione è quindi un giallo sicuramente da vedere e che può invogliare il pubblico a volare a Londra per scoprire anche la versione originale nel suggestivo St. Martin’s Theatre.
Ivan Filannino
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