Recensione: “Matilda – Il Musical”

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Dopo “Cats” e “Il marchese del grillo” al Sistina Chapiteau arriva “Matilda – il Musical”, uno spettacolo sicuramente adatto a tutta la famiglia grazie alla sua capacità di parlare in modo diverso a ogni fascia d’età. Basato sul romanzo di Roald Dahl con le musiche di Tim Minchin e il libretto di Dennis Kelly, questa versione italiana curata da Massimo Romeo Piparo regala diverse sorprese grazie al suo cast ricco di grandi nomi. La prima sorpresa è l’irriconoscibile Luca Ward nel ruolo en travesti della preside Trinciabue. Grande lavoro dei truccatori per trasformare l’attore romano, ma il resto arriva tutto dalla sua grande esperienza che gli permette di tirar fuori tutta la crudeltà del suo personaggio. Applausi anche per la Pozzolis Family che veste i panni dei genitori di Matilda, due persone subdole e senza cuore che rendono la vita della figlia un inferno. Gianmarco Pozzoli è perfetto nella mimica e nell’espressione facciale, la moglie Alice Mangione, è, invece, una rivelazione per la sua interpretazione canora.

Giulia Fabbri è una conferma, la sua voce continua a incantare con un personaggio fondamentale per la storia come quello della maestra Dolcemiele. Nel cast anche Matteo Guma, Elena Mancuso, Giovanni Papagni, Matteo Passini e Fatima Rosati. La protagonista Matilda è interpretata da Giulia Chiovelli, una vera e propria forza della natura. Canta e danza con naturalezza, ma è ancora più sorprendente nella recitazione. Quando, in biblioteca, intrattiene coi suoi racconti il pubblico viene rapito dalle sue parole proprio come la signora Phelps. Tutto il giovane cast merita gli applausi del pubblico dalla bella voce di Bruce all’ottima recitazione di Violetta. L’ensemble trasmette grande energia e vanno dati i giusti meriti al regista che ha messo insieme un gruppo così variegato, ma affiatato. Musiche e coreografie di Billy Mitchell vanno benissimo a braccetto, in particolare colpiscono “When I grow up” che in questa versione viene tradotta con “Ce la farò” un brano emozionante reso ancora più suggestivo dalle altalene sul palco e “Revolting children” (Bambini rivoltanti) che permette ai ragazzi di scatenarsi nel vero senso della parola.

Due ore di grande intrattenimento che scorrono via piacevolmente fino ai saluti finali durante i quali, giustamente, gli attori più esperti fanno un passo indietro per lasciare il palco all’esplosività dei ragazzi.

Ivan Filannino

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