Recensione: “L’appartamento 2B”

Una casa in disordine coi muri scrostati e la finestra che dà sull’insegna di un hotel. È l’appartamento 2B presentato dalla scenografia di Trisha Palma. Qui vive in affitto Aimo, “giovane” tra i 35 e i 40 anni che da bambino ha visto la prosperità degli anni ’90 e da adulto si trova a cercare di mettere insieme i soldi per pagare le bollette ed evitare lo sfratto. Sommerso di messaggi vocali e di richieste da parte di colleghi, madre, fidanzata, è facile intuire il suo disagio. La compagnia Cercamond racconta sentimenti che purtroppo colpiscono diversi coetanei di Aimo, racconta la sensazione di fallimento e di non essere abbastanza che lascia senza fiato e appesantisce il petto. Lo fa mischiando ironia e dramma, riesce a far ridere il pubblico e a raggelarlo.

Il suono inglese di 2B ricorda chiaramente il to be or not to be, così come Amleto, il protagonista, interpretato da Andrea Cioffi, è chiamato ad affrontare i suoi fantasmi all’interno di un’atmosfera degna di David Lynch. Fuori da essa, però, la situazione è sicuramente più leggera, Aimo se la deve vedere con personaggi decisamente bizzarri a partire dall’amministratrice sudamericana che reclama per le bollette non pagate fino ad arrivare ad Ivan finito per sbaglio nell’appartamento 2B ma subito impegnato ad aiutare l’amico appena conosciuto ad uscire dallo stallo con la sua vivacità. Una totale antitesi rispetto ad Aimo al punto che Ivan potrebbe benissimo essere il doppelganger del protagonista. C’è poi Lisa, inquilina del piano di sopra che, tra una sfuriata e l’altra, mostra ad Aimo il suo lato umano e comprensivo. Tre personaggi perfettamente interpretati da Vincenzo Castellone, Sara Guardascione e Fortuna Liguori. L’ultimo inquietante personaggio, un po’ gigante di Twin Peaks, un po’ coniglio di Donnie Darko, è interpretato da Ciro Grimaldi.

Punto in più di questo spettacolo la colonna sonora originale pubblicata in occasione del debutto. A cantare i due brani, “Your Valentine – a song by Ophelia” e “Play upon this pipe” cantati proprio da Sara Guardascione.

Il mix tra Big Bang Theory e American Psycho non è solo nella scenografia, come sottolineato da uno dei personaggi, vengono abbattuti certi stereotipi onirici come il “se puoi sognarlo puoi farlo” di Walt Disney per lasciare spazio a un futuro che sembra un mare sterminato di affanni. La scelta finale spetta ad Aimo: seguire gli input positivi arrivati da Ivan e Lisa o arrendersi a un’esistenza incompiuta?

Ivan Filannino

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