Recensione: “Giungla”

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“Giungla” di Roberto Anglisani e Maria Maglietta è uno spettacolo capace di interpretare a meraviglia l’arte del monologo: come detto nella presentazione che precede lo spettacolo stesso, infatti, l’aspetto particolare di questa interpretazione è la capacità di creare immagini vivide nella testa dello spettatore: Anglisani non si risparmia mai nel dettagliare l’aspetto fisico dei personaggi, interpretandone la voce, la posa e gli atteggiamenti.

Ispirato a “Il Libro della Giungla” di Kipling, questo spettacolo reinterpreta il classico traslandolo nella comunità di vagabondi e bambini sfruttati che popola la Stazione Centrale di Milano: alcuni personaggi vengono riproposti sotto altre forme, altri sono invece creazioni originali dei due autori, ma comunque lo spettacolo nella sua interezza riesce a recuperare alla perfezione le atmosfere esotiche dell’originale, aggiungendo comunque il proprio tocco speciale alla storia.

Il protagonista è Muli, un ragazzo nato in un paese lontano e povero, orfano, e venduto dallo zio a Sher Kahn, losco individuo che sfrutta i bambini per guadagnare attraverso le rapine e l’elemosina: Muli cercherà di riscattare la propria condizione grazie all’aiuto del vagabondo Baloon, ex agente di borsa, e alla barista Baghera, fuggita dalla Nigeria e affrancatasi dal mondo della prostituzione.

La narrazione di Anglisani riesce a tenere sempre coinvolto lo spettatore, grazie alla capacità ammirevole dell’attore di calarsi nella parte, oltre al sottofondo sonoro sempre al passo con la narrazione (specie nel finale, dove l’armonia raggiunta da narrazione, trama e musica raggiunge risultati davvero interessanti).

Le tematiche principali dello spettacolo sono tratte da temi reali, Anglisani ha visitato il “deserto di binari” di cui racconta, e lo sfruttamento di bambini in condizioni disagiate è una notizia di cronaca purtroppo già sentita negli ambienti della stazione Centrale di Milano: uno dei meriti più importanti di “Giungla” è quello di saper affrontare questi temi senza ipocrisia né eccessi, creando un quadro credibile e molto interessante della situazione
Uno spettacolo assolutamente degno di nota, andato in scena il 20 marzo allo Spazio Teatro 89.

Manuele Oliveri

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