È stato necessario aspettare un po’, ma alla fine l’attesa è stata ripagata e l’arrivo di Cats a Milano si è dimostrato più che mai dirompente. Era da diversi anni che il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Thomas Stearns Eliot non faceva tappa nel capoluogo lombardo, il suo ritorno non ha deluso le aspettative che per l’occasione erano doppie visto che al noto musical è toccato anche l’onore di inaugurare il Sistina Chapiteau allo Scalo Farini. Una tensostruttura che si ispira dichiaratamente al mondo circense e che riesce a creare nel suo semicerchio una forte intimità tra il mondo reale e il mondo dello spettacolo. In questo caso aiutano sicuramente anche le scene di Teresa Caruso che fanno subito capire l’indirizzo dell’adattamento. Il Colosseo, la bocca della verità, le insegne di piazza Navona e di largo di Torre Argentina ci allontanano dalla discarica originale offrendo l’idea di una società dal passato illustre ma ora in decadenza. Questo adattamento fortemente legato a Roma potrebbe far storcere il naso ai puristi, ma la scelta del regista Massimo Romeo Piparo risulta coerente e non va per nulla a diminuire il prodotto finale che resta di altissima qualità.
Il musical, che debuttò a Londra nel 1981, non ha certo bisogno di presentazioni. La coralità è forse la sua arma più forte ed è in grado di non far pesare la quasi totale assenza di dialoghi. Non abbiamo un vero e proprio protagonista, tutti i gatti del Jellicle riescono a ritagliarsi il loro spazio e tutti hanno una storia da raccontare. Ovviamente il pubblico milanese aspettava con grande curiosità Malika Ayane a cui è stato affidato il ruolo di Grizabella, la gatta fuggita ed emarginata dal gruppo che ricorda con malinconia il passato. Ascoltare Memory in italiano fa un certo effetto, ma la versione di Malika mette i brividi tanto quella inglese. La cantante italomarocchina è il nome di spicco sul cartellone e merita tutti gli applausi ricevuti, ma è il cast nella sua totalità a rendere Cats uno show unico. Non è facile citare tutti, ogni perfomer è riuscito a mettere il tassello per formare un mosaico incantevole. Giorgio Adamo mette il giusto animo rock nel suo Rum Tum Tugger, Sergio Giacomelli ha le doti da leader di Munkustrap, Mario de Marzo conquista la simpatia del pubblico come Frecciarossa (spettacolare la coreografia/locomotiva). Molto profondo il numero musicale portato in scena da Fabrizio Angelini, storico leader della Compagnia dell’Alba, e da Natalia Scarpolini. Quest’ultima nei panni di Jellylorum introduce Gus un anziano gatto abituato a lavorare nei teatri. Se l’originale di Andrew Lloyd Webber aveva affiancato in carriera Henry Irving, il Gus romano può vantarsi di aver lavorato con Gigi Proietti e Nino Manfredi. La lista prosegue con lo sfuggente e misterioso Macavity di Simone Nocerino, l’acrobatica coppia formata da Simone Ragozzino e Rossella Lubrino (Mungojerrie e Rumpleteazer), i perfetti sguardi e le acrobazie di Mistoffelees interpretato da Pierpaolo Scida, il tip tap della gatta cucciola Martina Peruzzi, Alessandra Somma che nei panni di Jemina regala uno splendido duetto con Malika Ayane. Un discorso a parte merita Jacopo Pelliccia (chiamato a sostituire per l’occasione Fabrizio Corucci). Oltre al suo classico ruolo di Gatto Gio deve vestire i panni di Old Deuteronomy (il gatto filosofo). Il risultato è più che ottimo, riesce a trasmettere benissimo la saggezza del suo personaggio e la sua canzone finale emoziona il pubblico.
Come già detto, però, la coralità è la marcia in più di questo spettacolo. I numeri collettivi sono una gioia per gli occhi, le coreografie di Billy Mitchell sono a tratti ipnotiche e vengono accompagnate con maestria dalle luci di Umile Vainieri. Le movenze feline sono studiate nei minimi dettagli, ogni costume è un’opera d’arte e, a completare il quadro, c’è la musica eseguita dal vivo dall’orchestra capitanata da Emanuele Friello. Cats di Massimo Romeo Piparo finisce così per travolgere la platea tanto coi suoi colori e i suoi ritmi quanto con la sua malinconia.
Ivan Filannino
Proprio un “Cats de noartri”. Una traduzione delle canzoni in italiano che definire banale è poco, un adattamento discutibile, una Malika Ayane brava cantante, ma sulla scena inguardabile. Per fortuna i ballerini cantanti e musici bravi. Ma non basta.
Uno spettacolo del Cats! Davvero deludente, se non fosse per il fatto che, presa dalla disperazione per i soldi mal spesi, ho cercato di vederci della comicità… E per fortuna ne ho trovata…mi sono fatta risate a crepapelle.
Recensione del Musical ‘Cats’ – Edizione Italiana
Scenografia:
Il musical originale di “Cats” prevede un’ambientazione urbana notturna che evoca una discarica o un vicolo abbandonato, creando un mondo vissuto attraverso la prospettiva dei gatti. Tuttavia, nella versione italiana, tale impostazione viene sostituita da una che richiama visivamente i Fori Imperiali con lo sfondo del Colosseo, una scelta che distorce significativamente l’atmosfera prevista. Il confronto tra la storica grandezza dei Fori Imperiali e una discarica urbana non solo è incongruo, ma mina anche la coerenza tematica del musical.
Illuminazione:
L’illuminazione riesce a creare un’atmosfera notturna efficace, utilizzando tonalità fredde come il blu, il viola e il verde per evocare la sensazione di una notte urbana misteriosa. Questo aspetto è stato ben realizzato, specialmente nelle scene che si svolgono al di fuori del palco principale.
Messaggio del Musical:
Nonostante “Cats” miri a trasmettere temi universali come accettazione, redenzione e comunità, sembra che l’edizione italiana stenti a comunicare efficacemente questi messaggi. Il percorso di Grizabella verso l’accettazione e la rinascita appare distorto, quasi come se la sua elezione fosse più un sacrificio che un’onore. Inoltre, i temi dell’individualità e dell’appartenenza sembrano sfumare tra le scene, lasciando gli spettatori senza una chiara comprensione dei messaggi chiave del musical.
Regia:
La direzione del musical sembra non aver colto appieno l’essenza dei temi trattati da Andrew Lloyd Webber, portando a una rappresentazione che potrebbe confondere lo spettatore invece di guidarlo attraverso la narrazione emotiva e simbolica dell’opera. Una regia più attenta alla fedeltà tematica e più incisiva nella gestione degli spazi scenici avrebbe potuto migliorare significativamente la trasmissione dei messaggi e l’impatto emotivo dello spettacolo.
Ballerini:
Il punto di forza dello spettacolo rimane l’eccellente performance dei ballerini, che con la loro abilità e dedizione portano in vita il mondo dei gatti Jellicle con energia e maestria.
Trucco e Costumi:
Gli aspetti visivi, in particolare trucco e costumi, sono di alto livello, riuscendo a catturare l’essenza e la varietà dei personaggi felini. Questi elementi rappresentano dei veri e propri punti di forza, contribuendo in modo significativo all’atmosfera e al fascino visivo dello spettacolo.
Conclusione:
Mentre “Cats” nella sua edizione italiana brilla nei suoi aspetti visivi e nelle performance di danza, la rappresentazione complessiva soffre di incongruenze scenografiche e di una regia che non riesce a trasmettere appieno i temi profondi del musical. Un maggiore allineamento tra scenografia, direzione e messaggi narrativi potrebbe elevare notevolmente l’esperienza complessiva per lo spettatore.
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