Recensione: “Alta velocità”

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foto Claudia Aschieri

Tra le tante proposte offerte da “Passaggi Festival” ideato e promosso dalla compagnia CampoverdeOttolini c’è “Alta Velocità” andato in scena domenica 15 ottobre al Circolo ARCI L’Impegno. Lo spettacolo scritto e interpretato da Mila Boeri colpisce la curiosità del pubblico ancora prima di iniziare grazie al suo stile che unisce teatro, gioco, racconto ed esperimento sociale. L’attrice lo definisce una stand-up civile e il meccanismo di fondo è prorio quello dei libri game.

Chi è cresciuto negli anni ’90 non può non ricordarsi di quei libri dove il lettore aveva la possibilità di indirizzare la storia con le sue scelte costruendo passo dopo passo un finale che poteva essere diverso a ogni lettura. Al centro del racconto c’è la Tav, la più grande opera pubblica degli ultimi 50 anni, ma in questo spettacolo la quarta parete non esiste e Mila Boeri si rivolge direttamente al pubblico sin dalle prime battute, spiegando le regole del gioco e invitando gli spettatori a intervenire in caso di dubbi.

Il suo storytelling è coinvolgente e risulta subito essere la dote vincente dell’opera. Coi suoi racconti l’attrice ipnotizza il pubblico e al tempo stesso fa germogliare tantissime domande e curiosità. Il ritmo è sempre elevato proprio come richiesto dal titolo, gli attimi di pausa arrivano negli intermezzi dedicati alla vita della protagonista, pillole che vanno a inserirsi nella storia principale e che fanno da stazione di rifornimento per poi rimettersi in viaggio. Un percorso che dagli anni ’80 arriva fino ai giorni nostri incontrando personaggi come Al Bano e Romina e del giudice Ferdinando Imposimato che fu il primo a parlare di corruzione nella costruzione della tav. Le scelte del pubblico indirizzano la storia e la voglia di scoprire cosa nascondevano le opzioni scartate è grande. Segno che, se l’obiettivo di Mila Boeri era quello di stimolare la curiosità dello spettatore, la missione può dirsi sicuramente compiuta. Conferma anche che arriva dall’interessante dibattito che nasce spontaneamente a fine spettacolo.

Il racconto è arricchito da dati e numeri snocciolati uno dopo l’altro immagini, musiche e video supportano la narrazione. Si svegliano ricordi e si riaprono i cassetti della memoria. Il timer suona indicando che è arrivato il momento di giungere a una conclusione, ma l’impressione finale è che questa storia ha ancora tanti capitoli da raccontare.

Ivan Filannino

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