Il Gallus Sinae è un uccello domestico, allevato per moltissimi scopi, meglio noto come “pollo”.
È però celebre per non essere in grado di volare. Se non per piccoli tratti.
Per qualche piccolo slancio di necessità.
Il “Pollo da volo” è invece una razza strana, socievole, selvatica, che sfida la natura.
Cercherà sempre, giorno per giorno, di volare.
Anche se gli allevatori, da oltre un recinto lontano, continueranno ad urlare che non serve.
La rubrica “Polli da volo” nasce con l’intento di sostenere e dare voce agli esercenti dello spettacolo, messi
in difficoltà dall’attuale, terribile, tragedia che sta colpendo tutti. Tutti costoro, sono Polli da volo.
Se per oggi non si vola, domani si vedrà.
PUNTATA 2: SIMONA MIGLIORI E LINGUAGGICREATIVI
CHI SIETE?
Siamo Teatro Linguaggicreativi. Siamo un’associazione culturale nata nel 2008. Nel 2010 abbiamo aperto il nostro teatro di Via Villoresi, dove con la direzione artistica e organizzativa di Paolo Trotti e mia (Simona Migliori) offriamo al pubblico spettacoli teatrali sia di nostra produzione che di compagnie ospiti. Inoltre, essendo anche un centro di produzione circuitiamo in tutta Italia con i nostri spettacoli, come è successo ad esempio con la Trilogia della Città di Paolo Trotti (La Nebbiosa di Pasolini, I ragazzi del massacro di Scerbanenco, La Purezza e il compromesso, da Testori e Visconti ) che ci ha portato nei più grandi circuiti italiani, grazie anche alla vittoria per tre anni consecutivi del Bando Next; Infine siamo anche una scuola. Offriamo corsi e laboratori di teatro, cinema e scrittura per tutti i livelli e tutte le età a partire dai 3 anni. Siamo una realtà piccola ma molto strutturata e ben inserita nel tessuto culturale milanese.
QUAL È LA VOSTRA POETICA ARTISTICA?
Ricerchiamo il divenire prossimo del presente, leggendo il suo cambiamento e le sue ripetizioni rispetto alla storia. In un mondo liquido, come quello in cui viviamo, crediamo che il confronto con gli accadimenti storici che ci hanno preceduto possa darci un’indicazione su dove andremo. La scelta di privilegiare la drammaturgia contemporanea o la rilettura di classici in chiave contemporanea – non tanto nella regia quanto nella drammaturgia stessa – apre la possibilità di svelare, a chi ci seguirà, il nostro presente. L’uomo si muove attorno alla sua storia e dalla sua storia riconosce quelli che sono i mutamenti avvenuti dandogli modo di intervenire sul futuro. Potremmo dire che lo facciamo per i nostri figli o i figli dei nostri figli ma in realtà ci muoviamo in un territorio che amiamo, denso, stimolante, continuamente messo alla prova da quello che accade. Contemporaneamente c’è la ricerca di un teatro che passi attraverso la creazione continua di immagini e di azioni in cui la parola è solo l’ultimo tassello per definire un’azione, un sentimento, un luogo.
COME STATE VIVENDO QUESTA SITUAZIONE?
Come tutti con preoccupazione. Il nostro teatro per lo più auto finanziato e che quest’anno ha avuto anche un piccolo riconoscimento economico da parte del Comune di Milano, è chiuso da più di un mese, questo significa che se non lavoriamo. Non abbiamo entrate e non possiamo pagare non solo l’affitto e le utenze, ma anche tutti i nostri collaboratori, significa nel giro di qualche mese buttare via il lavoro di più di 10 anni e dover lasciare a casa una ventina di persone tra ufficio, attori e insegnanti; il timore più grande è quello di essere lasciati soli dal pubblico e dalle istituzioni considerata la crisi che andremo ad affrontare nel prossimo futuro.
Cerchiamo però di essere positivi, di non farci prendere dal panico. Parliamo molto, ci confrontiamo, cerchiamo di fare progetti per il prossimo anno, con la consapevolezza che bisognerà immaginare il teatro in modo diverso da quello che abbiamo lasciato il 23 di febbraio.
STATE OFFRENDO ALTERNATIVO ALLO SPETTACOLO DAL VIVO?
No, poiché per definizione lo spettacolo dal vivo è dal vivo. Non ci piace il teatro in video, non lo riteniamo un’alternativa e quindi non lo proponiamo. Preferiamo che si tenga l’attenzione sul fatto che i teatri sono chiusi. Le perdite sono devastanti. Qualcuno forse non riuscirà a riaprire. Il pubblico questo lo deve sapere e deve sentire la mancanza, il vuoto profondo che c’è in questo momento e poi desiderare, pretendere, quando tutto sarà finito, di poter di nuovo tornare a teatro, battersi perché questo avvenga. Faccio una battuta amara dicendo che la cosa migliore che si può fare per lo spettacolo dal vivo è cercare i fondi per sanificare i teatri, perché il problema sarà il dopo, quando si potrà riaprire ma la gente avrà il terrore di rientrare nell’incubo del coronavirus e cercherà di stare il più possibile lontano dai luoghi chiusi. Ricordiamoci che cinema e teatri sono i primi ad essere stati chiusi. Le proposte alternative sono da ricercarsi per il dopo. A parte questo cerchiamo di condividere le iniziative dei colleghi, tipo quella di MTM “Mi lasci il tuo biglietto?” e di mantenere il contatto con i nostri allievi e con il pubblico attraverso i social pubblicando foto, articoli, raccontando come stiamo.
COSA VI AUGURATE PER IL FUTURO?
Ci auguriamo che questa sia l’occasione per ripensare il sistema teatrale. Che ci si accorga di quante realtà piccole ma di qualità esistano in Italia e che si faccia qualcosa per loro concretamente. Perché la cultura parte soprattutto nei luoghi come il nostro per poi approdare a circuiti più grandi. Senza le centinaia di piccoli teatri che portano avanti sperimentazione e ricerca, non ci sarebbe cambiamento generazionale. Così è nel teatro come nelle università e nelle industrie. Speriamo che le parole che sono state spese si trasformino in contributi reali, che non sono necessariamente solo economici, non necessariamente solo fiscali, ma un incontro tra artisti e politici che permetta di uscire dal pantano creativo in cui si era fino a febbraio. Speriamo nella rimozione della politica degli scambi, nell’accesso ai grandi teatri anche per compagnie che non hanno attori di cinema e tv tra i loro attori, speriamo che ci sia un aumento di spazi non convenzionali e non ostacoli fatti di norme assurde. Solo permettendo l’apertura di tanti piccoli luoghi, lavorando sulla quantità, quindi, si potranno tirare fuori quelle quattro o cinque compagnie in grado di leggere il nostro presente e riempire i teatri. Questo speriamo. Senza polemica ma propositivamente.
Ringraziamo ovviamente tutti coloro che sono in prima linea a fronteggiare l’emergenza, il personale ospedaliero, ma anche i commercianti, i lavoratori dei supermercati, gli operai delle fabbrica della filiera necessaria. Le istituzioni, ovviamente. Il nostro Sindaco. E l’Assessore alla Cultura Del Corno che è sempre in ascolto. Tutto il Municipio 6 che è presente nel dialogo con i cittadini e le associazioni.
E per il pubblico…Caro pubblico, portate pazienza, questa situazione finirà e troveremo un modo per riprendere da dove siamo stati interrotti, nel frattempo state a casa, tenetevi in salute, siate generosi in questo, proprio come fanno gli attori sul palcoscenico.
A cura di Irene Raschellà
Grafica di Ginevra Lanaro
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