Debutto nazionale al Teatro Elfo Puccini dove va in scena “I corpi di Elizabeth” scritto da Ella Hickson e diretto da Cristina Crippa ed Elio De Capitani. In scena Elena Russo Arman, Maria Caggianelli Villani, Enzo Curcurù e Cristian Gianmarini. Per avere qualche anticipazione su questo spettacolo abbiamo parlato proprio con la protagonista Elena Russo Arman che spiega: “L’autrice è poco conosciuta in Italia, ma molto famosa nel Regno Unito. La cosa interessante di questo testo è la sua struttura e la serie di messaggi di cui è pieno”.
Come mai il titolo “I corpi di Elizabeth”?
Il titolo originale è “Swive – Elizabeth” non facile da tradurre, significa qualcosa tipo “fottere”, un’azione sessuale dell’uomo sulla donna che crea uno squilibrio sessuale. Una parola arcaica che non aveva una traduzione efficace. Così i registi hanno avuto l’intuizione mentre leggevamo il saggio di Clara Mucci intitolato “I corpi di Elizabeth”. L’autrice si concentrava sulla separazione del corpo della regina: un corpo politico e un corpo sensuale di donna. Elizabeth in pubblico ha dovuto reprimere il suo corpo sensuale vista la scelta di non prendere marito.
Prima di questo spettacolo aveva già avuto modo di conoscere approfonditamente questo personaggio storico?
Certo, è un personaggio estremamente affascinante. Intanto si arriva a lei attraverso Shakespeare, ma è ancora oggi protagonista di tantissimi film, serie tv, romanzi. Da ragazzina avevo visto il film “Il conte di Essex” dove Bette Davis interpreta la regina. Una pellicola a cui sono molto legata sia perché amavo quell’attrice sia per il fascino che riesce a trasmettere in questo personaggio. Quindi in tempi non sospetti avevo già intuito in questa donna una forza iconografica mossa da grande passionalità che ha dovuto reprimere.
Come si intrecciano la parte storica e la contemporaneità?
Si intrecciano in modo interessante e anche conturbante. Il testo è scritto con riferimenti storici molto precisi ma non intende raccontare la storia della regina in modo lineare. Il lavoro incredibile realizzato dai registi è stato quello di chiarire la struttura del testo cercando anche di umanizzare i personaggi. I personaggi sono nove, interpretati da quattro attori. La figura di Elizabeth si sdoppia, abbiamo la regina giovane e quella matura. Quando sono in scena troviamo sul palco anche figure storiche realmente esistite che in qualche modo hanno contribuito alla formazione di Elizabeth o che la regina ha sfruttato per avere dei vantaggi.
Vedendo le prime immagini disponibili colpiscono i costumi, cosa possiamo anticipare?
I costumi sono molto preziosi e disegnati da Ferdinando Bruni. Costumi ricchi, molto belli, sono una bella costrizione. Una costrizione che avevano le donne all’epoca, il corpo viene nascosto e modificato. Siamo costrette a tenere una certa postura e questo ci ha dato l’idea di una femminilità costruita. Per Elizabeth l’immagine è stata fondamentale, ci sono infiniti suoi ritratti. Anche quando era in età avanzata ha voluto farsi ritrarre come una donna giovane, con un’età indefinibile e tutto sommato asessuata. Non a caso veniva chiamata la regina vergine sebbene fosse risaputo che avesse numerosi amanti. È nata così la figura di una regina madre di tutto il suo popolo.
Per un attore come cambia l’approccio nel preparare un personaggio famoso, in questo caso addirittura storico?
Cambia perché ci sono tantissime informazioni che si possono reperire leggendo biografie, vedendo film, ecc. Puoi studiare molto. In questo spettacolo, però, vogliamo scovare un personaggio estremamente umano. Emergono i traumi di questa donna che magari nei libri di storia non vengono raccontati. Ella Hickson inserisce aspetti che la storia non ci racconta, il rapporto che ha con gli uomini è fondamentale nel testo. È utile leggere informazioni e studiare, ma alla fine ci si affida al testo e si va a scavare tra quelle parole i messaggi che l’autrice vuole fare emergere.
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