“Fine pena ora”: 5 domande a Simone Schinocca

schinocca

Dopo il successo della scorsa stagione, torna in scena Fine pena ora ed è già sold out, con tre repliche straordinarie, al Teatro Elfo/Puccini dal 2 al 7 aprile 2024.

Fine pena ora è la storia di due mondi, due vite completamente diverse all’apparenza inconciliabili che, lettera dopo lettera, trovano un punto di unione. Un’amicizia speciale che nasce dalla corrispondenza fra uomo condannato per aver commesso quindici omicidi (dei quali non si è mai pentito né ha mai chiesto perdono alle famiglie degli uccisi, ma soprattutto non ha mai rinnegato Cosa Nostra anzi è orgoglioso del suo silenzio e della sua omertà) e un uomo onesto, il giudice che lo ha condannato Elvio Fassone, il quale racconta questa storia in un libro toccante da cui nasce questo spettacolo, grazie all’adattamento e regia di Simone Schinocca.

Perché un punto di incontro esiste sempre!

Per questo motivo ho contattato Simone Schinocca per le mie 5 domande e scoprire…

… chi è Salvatore?

Oggi un ergastolano condannato per gravi reati di mafia e per quindici omicidi in un maxi processo del 1982.

Un ergastolano che ha scelto di non collaborare con la giustizia, ma nonostante questo la sua “carriera” carceraria è ineccepibile; frequenta corsi di italiano, di giardinaggio, di falegnameria, ha conseguito la quinta elementare e poi la terza media…

Un ergastolano che, lettera dopo lettera, ha costruito una relazione con il giudice Fassone che oserei definire tra un padre e un figlio.

Come comincia questa corrispondenza?

In un incontro privato con il giudice Fassone durante il processo.

Salvatore gli dice:

“se fossi nato suo figlio a quest’ora facevo l’avvocato, se suo figlio fosse nato dove sono nato io a quest’ora, in gabbia, c’era lui!”

Questa frase smosse di molto il pensiero del giudice Fassone, il quale comunque condannò con l’ergastolo Salvatore, ma dopo qualche giorno gli fece pervenire in cella un libro; Siddharta di Hermann Hesse. Da quel momento parte questa corrispondenza che va avanti da ben 38 anni!

Nel cast Costanza Maria Frola, in questa storia chi rappresenta, se posso…

Costanza Maria Frola interpreta Rosy, una donna incredibile.

Per 22 anni, Rosy, accompagna Salvatore di carcere in carcere in una sorta di pellegrinaggio nelle diverse sedi nelle quali viene spostato.

Nella vita/storia di Salvatore la presenza di Rosy è sancita da quando c’è e da quando decide di non esserci più, dopo anni di speranze e di aspettative che l’ergastolo potesse trasformarsi in qualcos’altro!

La scelta di Rosy, di abbandonarlo, avviene in un particolare momento; dopo 20 anni Salvatore per la prima volta esce dal carcere, in permesso, per due giorni.

Ti posso dire una cosa TiTo… proprio questa mattina abbiamo fatto una replica nel carcere di massima sicurezza ad Asti, è stata un’esperienza indescrivibile.

I detenuti si sono riconosciuti nel personaggio di Rosy. Di fatti un detenuto ha detto, durante l’incontro dopo lo spettacolo, che guardando il personaggio di Rosy aveva rivisto tutte le persone della sua famiglia che in qualche modo (nella sua vicenda carceraria) sono le vere vittime o meglio le ulteriori vittime oltre alle vittime dei reati commessi, chiaramente.

Nell’adattamento fatto qualche anno fa al Teatro Piccolo di Milano questo personaggio fu eliminato, invece secondo me è un personaggio con una forza incredibile!

Dallo spettacolo Fine pena ora usciremo più incazzati o emozionati?

Mi viene da dire che si esce emozionati.

Lo spettacolo sta girando da tre anni con successo (torniamo a Milano poi ritorniamo a Torino al Teatro Nazionale) e il pubblico esce dal teatro emozionato perché è una storia che fa riflettere.

Si esce riflettendo sul senso del carcere oggi, quanto sia fondamentale, indipendentemente dalla pena da scontare, perché la speranza non può essere negata.

Il carcere ha senso nel momento in cui una speranza di cambiamento esiste, nel momento in cui questa speranza non c’è più, il senso del carcere va a decadere!

C’è un politico che vorresti invitare il 2 aprile a vedere Fine pena ora?

Se sì, chi se posso e perché…

Inviterei il Ministro di Grazia e Giustizia.

Inviterei probabilmente anche la Presidentessa del Consiglio, ma in verità inviterei trasversalmente tutto il mondo della politica a vedere questo spettacolo, perché è uno spettacolo che realmente pone l’attenzione sul senso del carcere, sul senso della pena e su come sia fondamentale la possibilità di riabilitazione per le persone, se no come detto queste strutture non hanno senso!

Se vogliamo definirci un paese civile dobbiamo realmente fare una seria riflessione sul tema carcere e non parlarne poco e quando se ne parla se ne parla male e in modo molto ma molto strumentalizzato.

Questo è quello che mi piacerebbe facessero le persone che ci rappresentano e che hanno un potere decisionale; aprirsi su questa tematica, anche perché il tema del carcere è uno dei tanti tabu del nostro tempo.

Nel nostro piccolo, con Fine pena ora, speriamo di riaprire degli spazi di riflessione.

Che dire, 5 domande non bastano per una tematica così importante, l’importante è parlarne sempre e come detto da Simone Schinocca: “Se vogliamo definirci un paese civile dobbiamo realmente fare una seria riflessione sul tema carcere” e per fare questo cominciamo andando tutti a teatro.

Quando?

Dal 2 al 7 aprile 2024
Teatro Elfo/Puccini – Sala BAUSCH

FINE PENA ORA
di Elvio Fassone
adattamento e regia Simone Schinocca
con Salvatore D’Onofrio, Costanza Maria Frola, Giuseppe Nitti

Buona serata!

TiTo

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*