“Di Grazia (la voix du patron)”: 5 domande a Roberta Lidia De Stefano

grazia

Torniamo a parlare di Roberta Lidia de Stefano dopo averla vista e applaudita QUI.

Dopo il successo della sua interpretazione in Kassandra (Menzione d’onore del Premio Duse 2022 e Premio Mariangela Melato 2023) Roberta presenta al Teatro Arena del Sole di Bologna (Sala Salmon) dal 13 al 25 febbraio lo spettacolo Di Grazia (la voix du patron), una performance incentrata sull’abuso di potere e sugli stati post-traumatici, ambientata in un Sud antico e rurale, dove le lavoratrici nei campi di tabacco alzano canti di libertà contro scenari di sfruttamento e violenza. Un viaggio dove la voce diventa uno strumento politico ed il corpo diventa un “campo di battaglia”. Nell’opera tutto concorre a restituire la “Grazia” a chi la perde quotidianamente, nel silenzio dell’indifferenza.

Di Grazia (la voix du patron), è il un nuovo allestimento di Roberta Lidia de Stefano realizzato insieme al coreografo francese Alexandre Roccoli.

Come sempre grazie per aver nuovamente accettato il mio invito per le mie 5 domande. Quando avviene l’incontro con il coreografo Alexandre Roccoli con il quale condividi l’ideazione, la regia e la drammaturgia dello spettacolo Di Grazia (la voix du patron)?

Ci siamo incontrati nel 2019, in occasione del festival di Reims.

È stato un incontro molto ricco, da cui abbiamo capito che ci compensavamo e che potevamo darci tanto a vicenda.

Perché nasce, da parte tua, l’esigenza di raccontare una storia, importantissima, come Di Grazia (la voix du patron)?

Da sempre ho avuto una certa attrazione e un forte motore a trattare certi temi, ma dopo Kassandra di fatto, ho come sentito un forte turning point, nel mio percorso artistico.

Ho capito che più che una questione politica, il mio attivismo è una vocazione dell’anima. È un racconto di lavoro e abusi sul corpo delle donne; attraverso vari strati di ricerca, e dove si interseca la riscrittura di una storia tutta italiana…per parlare del corpo come “campo di battaglia”; soprattutto quello delle donne!

Quanto sono importanti in uno spettacolo come Di Grazia (la voix du patron) le parole, i silenzi e il tuo corpo?

Credo che ormai da tempo, abbiamo tolto il senso alle parole ed abbiamo tolto il senso ai silenzi. Questo è un lavoro molto delicato, che ricerca una semplicità scenica arcaica eppure contemporanea. Da questo punto di vista, credo che il corpo-voce, siano gli spunti politico-poetici a cui possiamo e dobbiamo attingere. Ognuna a proprio modo.

Penso che sia importante ricercare l’essenza.

L’essenziale.

Lo spettacolo Di Grazia (la voix du patron) è una denuncia o più un atto politico?

Se politico chi vorresti vedere seduto/a in Prima fila tra i nostri politici e perché.

Se è più una denuncia chi vorresti che l’ascoltasse, sempre seduto in Prima Fila…

Mi piacerebbe che lo vedesse più gente possibile, perché è importante per me sentire la presenza del pubblico. Respirare assieme.

Diciamo che è piuttosto un gesto, un atto… un segno. Non mi sentirei a mio agio di questi tempi, dove nel mondo si combattono ingiuste guerre e battaglie sanguinose, ad usare termini troppo abusati. Io cerco di fare il massimo con quello che posso, che sento, che provo. Diciamo pure che andare in scena oggi con una propria cifra autoriale è già di per sé una battaglia:

“una battaglia nella battaglia”.

E anche io combatto la mia… intanto con me stessa per trovare una misura ai miei limiti, e poi… e poi molte altre battaglie, che non riconosco subito, di cui mi accorgo man mano nelle fasi del lavoro, o di cui magari resto inconsapevole!

È bello anche che a veicolare il senso, siano gli occhi di chi guarda e non solo il pensiero di chi agisce. Solo così posso dare un senso a questa “fatica” e solo così anche io posso imparare qualcosa da questo scambio che avviene tra me e il pubblico.

Cosa ti piacerebbe leggere in una recensione dello spettacolo Di Grazia (la voix du patron) e cosa invece ti darebbe più fastidio?

Mi piacerebbe leggere che è un Lavoro di squadra, con una squadra bellissima che abbiamo fortemente voluto. A partire dal coreografo e regista Alexandre Roccoli, alla light designer, alla direzione di scena, ai tecnici, alla fonica e musicista, alla produzione, alla scenotecnica. Un team a prevalenza femminile, che lavora assieme a noi, di cui mi fido e di cui mi faccio “composizione”. Mi piace l’idea che si assista a qualcosa di non didascalico. Che si riconosca il “mezzo” e non il “fine”. Che la rappresentazione rimandi a qualcos’altro. Che si vedesse il lavoro insomma, che è poi il “focus” di questo spettacolo.

Concludendo, Di Grazia (la voix du patron) è una catartica epurazione di emozioni, una tragedia nel suo senso primario. Nell’opera tutto concorre a restituire dignità e quindi Voce, a un capro espiatorio, a una prigioniera della sua Persona (maschera). Il milieu di disgregazione socio-familiare sommato alla sua condizione, la vorrebbe “sgraziata” per sua colpa. Ma il fatto di essere una diversa, una révoltée, non è legato solo all’essere ultima tra gli ultimi, ma anche alla di(s)grazia di essere nata donna in un mondo ancora oggi, troppo a misura d’uomo.

Oggi i più fortunati sono sicuramente i lettori/trici di Bologna, ma sono sicuro prestissimo questo spettacolo arriverà anche a Milano e non solo.

Andate a teatro. Quando?

dal 13 al 25 febbraio 2024
Teatro Arena del Sole – Bologna
sala Thierry Salmon
DI GRAZIA
(la voix du patron)
ideazione, regia e drammaturgia Alexandre Roccoli e Roberta Lidia De Stefano
con Roberta Lidia De Stefano

Segnaliamo la presenza di scene di nudo parziale, luci stroboscopiche e suoni techno.

Buona serata!

TiTo

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