“Dentro – una storia vera, se volete”: 5 domande a Giuliana Musso

musso
foto Federico Sigillo

Torna a Milano una delle nostre attrici contemporanee più brave in assoluto, Giuliana Musso, in scena sul palcoscenico del Teatro Grassi dal 14 al 18 febbraio 2024 con un tema disturbante e necessario dell’occultamento della violenza intrafamiliare; Dentro una storia vera, se volete.

Attrice, ricercatrice e autrice è tra le maggiori esponenti del teatro d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità.

Per chi non avesse visto a Milano la scorsa stagione Dentro, una storia vera, se volete ho contattato Giuliana Musso per le mie 5 domande; Giuliana come stai?

Sono strafelice di tornare a Milano.

La prima volta fu al Premio Hystrio. L’anno scorso fu al teatro Carcano, ora al Piccolo.

Non me lo aspettavo sinceramente. Ne sono proprio onorata.

Si può ancora dire “onorata”?

Tu puoi dire tutto quello che vuoi!

Dentro è una storia vera ma è il ‘se volete’ che a me personalmente devasta, mi aiuti a capire il perché?

Ci sono eventi nella nostra vita in cui ci troviamo ad essere testimoni indiretti di fatti gravi, cocenti, destabilizzanti, circostanze che ci impongono immediatamente una scelta: credere o non credere a ciò che ci viene raccontato.

Le ragioni che ci fanno propendere per questo o per quello hanno a che fare con molti aspetti, primo fra tutti l’identità del testimone. Quando a parlare è una vittima diretta di abuso sessuale la sua credibilità è molto debole, ancor di più se l’abuso avviene in famiglia. Ma ha a che fare anche con il nostro vissuto personale, il nostro carattere, la nostra volontà di sapere.

Quel “se volete” presente nel sottotitolo, dunque, ci ricorda che la “verità” di un racconto ha a che fare sia con la voce di chi parla, sia con l’orecchio di chi ascolta. Io volevo anche suggerire che lo spettacolo non parla solo del tema della violenza intrafamiliare ma parla a tutti noi di noi stessi, di quanto siamo disposti a farci toccare dalla verità degli altri.

Ecco TiTo, forse, è questo appello al coinvolgimento che ti fa venire i brividi.

Purtroppo!

Giuliana saremo più complici o vittime ‘dentro’ una storia vera come quella che racconti in scena?

Ti risponderei così: per poter riconoscere l’esistenza della vittima bisogna al contempo ammettere l’esistenza del carnefice. O in altri termini: se non puoi riconoscere il carnefice come tale, non potrai riconoscere e difendere la vittima. Non ci sono vie di mezzo purtroppo. Sembra scontato ma non lo è affatto. Tra un maschio adulto con una invidiabile posizione sociale e una ragazzina antipatica ed emotivamente instabile è più facile essere complici dell’adulto. Vale anche per le vittime stesse a volte, che passano la vita a liberarsi da una colpa che non hanno mai avuto. Quindi, sì, caro TiTo, in una storia come quella che racconto siamo tutti “vittime” di una paura folle di riconoscere il male e la violenza, dunque diventiamo, nostro malgrado, complici del carnefice.

C’è una persona che vorresti vedere seduta/o in Prima Fila il 14 febbraio al Teatro Grassi? Se sì, chi se posso e perché?

Tu!

Perché mi farebbe piacere condividere questo spettacolo, che parla molto anche del senso del teatro, con una persona che il teatro lo ama appassionatamente.

E poi vorrei qualche regista o produttrice, produttore cinematografico. Penso che in Italia ci sia una barriera invisibile tra cinema e teatro e che sarebbe ora di abbatterla.

Cosa ti piacerebbe leggere in una recensione dello spettacolo Dentro e cosa invece ti darebbe più fastidio?

Spesso le recensioni dei miei spettacoli, così come le interviste si concentrano sui contenuti di senso o sugli aspetti di analisi sociale che i miei lavori contengono. Si parla poco di teatro. Credo succeda perché per me il contenuto è sempre il cuore, l’origine del linguaggio drammaturgico e della forma registica, mai viceversa, e questo fa sembrare che il fatto teatrale in sé sia in secondo piano. Eppure non è mai così, la forma teatrale è anch’essa contenuto. Soprattutto in Dentro, dove l’installazione di un tema autobiografico (il mio personaggio sono io stessa) è una lucida chiave drammaturgica finalizzata a stratificare gli interrogativi sulla verità, non è una semplice scorciatoia.

Mi piacerebbe che ci si soffermasse di più sull’aspetto poetico, su quanto lo spettacolo “sembri” immediato e semplice, ma in realtà si fondi su scelte complesse di scrittura scenica e di impostazione recitativa. Nulla di ciò che si porta sul palco in questo genere di lavori è casuale, tutto, ogni singolo aspetto della messa in scena, anche per sottrazione, partecipa a creare l’empatia che ci consente un ragionamento condiviso, o a rompere e ricostruire, e ancora rompere e ricostruire, il patto sulla finzione che tiene legati attori e pubblico, per liberare entrambi da ciò che ci protegge e ci nasconde.

Difficile raccontare uno spettacolo come Dentro soprattutto difficile raccontare in solo 5 domande la poetica di Giuliana Musso, però è molto facile andare a teatro.

Quando?
Dal 14 al 18 febbraio 2024

Teatro Grassi
DENTRO
Una storia vera, se volete
drammaturgia e regia Giuliana Musso
con Maria Ariis e Giuliana Musso

Buona serata!

TiTo

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