L’amore è l’unica cosa che la guerra non può distruggere, questo dimostra “La grande guerra di Mario” messo in scena al Teatro Manzoni, scritto da Angelo Crespi per la regia di Edoardo Sylos Labini.
Un’opera liberamente ispirata al capolavoro cinematografico firmato da Mario Monicelli nel 1959. Se nel film il romano Alberto Sordi doveva vedersela con il milanese Vittorio Gassman, sul palco troviamo il capitolino Mario Rossi, il meneghino Ambrogio Brambilla, il napoletano esposito, e altri ancora per un misto di dialetti che scompare solo quando c’è da cantare le canzoni di guerra. Uno spettacolo che va a braccetto col film per alcuni particolari tra cui anche parte del finale.
Protagonisti di questa storia d’amore sono Edoardo Sylos Labini nei panni di un soldato che cita Trilussa e che vorrebbe essere ovunque tranne che al fronte e Debora Caprioglio, vedova costretta a fare la prostituta per sbarcare il lunario. L’attrice veneziana si trova più che mai a suo agio a sfoggiare l’accento veneto ed è perfetta a sfruttare il suo fascino per ottenere ciò che desidera.
Una storia in cui amore e guerra sono legate da un filo indissolubile che raggiunge l’apice alla fine del primo tempo quando al fronte si combatte e casa di Adalgisa si ama.
Una citazione speciale alla scenografia da trincea e alle luci. Uno spettacolo dove si sorride ma che sa anche commuovere e lasciare un segno nell’animo del pubblico.
Ivan Filannino
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