Arriva al Teatro Fontana uno spettacolo che parla dei “fatti dell’amore” e della natura umana; Venere/Adone.
Spettacolo che ha debuttato nel 2021 ed è la seconda opera di cui Danilo Giuva è regista e interprete ed è la prima per la quale firma la drammaturgia insieme ad Annalisa Calice.
Prendendo le mosse dal sonetto shakesperiano – Venus and Adonis – pubblicato nel 1593 mentre a Londra infuriava la peste e i teatri venivano chiusi, Danilo Giuva veste i panni di un docente partendo dalle dinamiche relazionali tra i due protagonisti; Venere, dea dell’amore e della bellezza, e Adone, giovane uomo vittima delle ossessioni amorose di lei.
Il tema amoroso è, dunque, centrale e per saperne di più abbiamo contattato Danilo Giuva, classe 1978 (attore, regista e formatore) dopo essersi trasferito a Bari per frequentare vari laboratori teatrali, entra in contatto con la mitica Licia Lanera e la sua compagnia. Incontro decisivo per la carriera di Giuva.
Danilo so che sei in treno in questo momento, diciamo che sarò il tuo compagno di viaggio virtuale e grazie a alla nostra chiacchierata accompagneremo i nostri lettori fino al Teatro Fontana. Ti chiedo subito quando e perché è nata la tua urgenza di mettere in scena uno spettacolo come Venere/Adone?
L’idea più formale dello spettacolo è nata nei mesi di reclusione per la pandemia, ho letto tonnellate di libri, tra romanzi e testi teatrali, in quel periodo, ma nulla mi placava. Ho deciso di tornare alle radici e, dunque, ho preso tra le mani una splendida edizione dei sonetti di Shakespeare in cui erano riportati due suoi poemetti: Venere e Adone e Lucrezia. Ho letto Venere e Adone tutto d’un fiato e l’ho concluso in lacrime. Ho deciso che sarei partito da quel poemetto per parlare dell’amore, del mio amore.
Se ho capito bene due le tematiche in scena: l’amore, o più in generale i sentimenti, e l’identità emotiva e sessuale. Cosa rappresentano per Danilo Giuva?
“L’amore è il cuore di tutte le cose”, mi ci ritrovo perfettamente in questa frase di Majakovskij, in nome dell’amore ho dirottato tutta la mia esistenza, amore per le persone e per il teatro. Lavoravo come chimico, avevo uno stipendio altissimo, mille benefits, ma ero (e sono) perdutamente innamorato del teatro: ho mollato tutto e gli sono andato incontro. L’anestesia dei sentimenti e lo spegnimento delle passioni li trovo mostruosamente mortiferi, ed io sono terrorizzato dalla morte: mia e degli altri.
L’identità sessuale per me, invece, non è una questione, nel senso che esattamente come non parlo o giustifico il colore dei miei occhi o la forma delle mie labbra, non parlo o giustifico l’identità sessuale, né la mia né quella degli altri. La vivo e basta. Aborro le etichette, le trovo confinanti. Sulle etichette si costruiscano tutte le paure e, di conseguenza, tutti gli esercizi di potere.
Mi trovi perfettamente d’accordo! Le etichette, anche quelle ‘positive’ o politicamente corrette, sono comunque figlie di una società che giudica e distingue, perché la natura umana non si divide in categorie. Il giorno che lo capiremo, credo che smetteremo anche di ricorrere alle etichette. Spero! Ma torniamo a Venere/Adone, preferisci fotografare la realtà o metterla davanti ad uno specchio, riflettendola?
Il teatro per me è sempre uno specchio, se da spettatore rido, rido per quello che di me trovo in ciò che sto guardando, se piango, idem, piango per me.
Mi aspetto che i miei spettatori facciano lo stesso ed il mio compito e costruirgli il miglior specchio possibile.
Con Venere/Adone vuoi creare o raccontare un cortocircuito?
Non è e non era una volontà, il mio desiderio era quello di raccontare il mal d’amore partendo da un archetipo, ma inevitabilmente il cortocircuito si crea e per ognuno in modo diverso.
Questo spettacolo è riservato ad un pubblico di nuove generazioni oppure io che sono vecchietto potrei scoprire qualcosa in più?
Questo lavoro non è nato pensando ad una platea specifica, ma parlando di scoperte, di innamoramenti, di rapporto con il proprio corpo e la propria natura, inevitabilmente intercetta un periodo specifico della vita e, se mostrato a degli adolescenti, a degli esseri umani in formazione, diventa politico ed educativo, ma viste le recentissime incursioni della politica proprio sulla libertà della gestione del proprio di corpo, direi che questo spettacolo debba essere visto da tutti.
Questi giovani, vorresti che sentissero o ascoltassero quello che vedremo in scena al Teatro Fontana?
Vorrei che ascoltassero se stessi attraverso me.
Quant’è importante vedere a scuola uno spettacolo come Venere/Adone?
Importantissimo, come ti dicevo, perché diventa un atto politico prima che spettacolare, e gli atti politici sani stimolano la coscienza e la cultura.
C’è una persona in particolare che vorresti vedere in prima fila dal 17 al 20 novembre al Teatro Fontana?
Il ministro della famiglia, della natalità e pari opportunità se servisse, ma so che non serve e, dunque, preferisco vedere in prima fila gli esseri umani che costruiranno il nostro futuro: i giovani.
Qual è il bagaglio emotivo che a fine serata vorresti che si portassero a casa i giovani che verranno a vedere Venere/Adone?
Vorrei che tutti, giovani e meno giovani, uscendo provino a perdonarsi, almeno un po’.
Tu, quale riflessione finale fai in camerino dopo essere stato in scena?
Dove si va a mangiare? 🙂
Eh no non si fa così Danilo… dopo tutte le belle risposte questa no, anche no!!!
Ti lancio una sfida, quando verrò a vedere Venere/Adone se mi sarà piaciuto lo spettacolo ti dirò:
“Dove si va a mangiare?”
Per intanto cibiamo la nostra mente andando tutti al Teatro Fontana grazie allo spettacolo…
VENERE/ADONE
dal 17 al 20 novembre 2022 – Teatro Fontana
da William Shakespeare
di e con Danilo Giuva
drammaturgia di Danilo Giuva e Annalisa Calice
regia e spazio Danilo Giuva
sinossi
Le cornici dei versi di Shakespeare si fondono al testo originale per raccontare un’esperienza privata che diviene universale biografico, attraverso il quale riflettere sulle difficoltà dell’esperienza amorosa, sulla questione identitaria e sull’articolata relazione tra amore/desiderio/forma/natura. Uno spettacolo che parla soprattutto a giovani e adolescenti, alle prese con la scoperta del corpo e del desiderio.
Danilo Giuva con Venere/Adone ragiona con ironia sulle due figure archetipiche per poi scivolare nel racconto di una storia d’amore, altrettanto incompiuta, tra due comunissimi esseri viventi dello stesso sesso.
Buona serata a teatro
TiTo
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