110 anni di Baistrocchi: l’intervista alla compagnia

BAISTROCCHI
Foto Luciano Cini La Torre

Sfogliando il numero unico in vendita a teatro prima degli spettacoli della Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi gli occhi cadono subito su una delle prime pagine in cui si trova un lunghissimo elenco di titoli. Altro non sono che tutti gli spettacoli portati in scena dalla Bai dal 1913 a oggi. Una lista che fa immediatamente capire l’impresa immane compiuta da questa compagnia, unica in Italia ad arrivare al suo 110° anno di storia. “L’allegra brigata” era il titolo del primo spettacolo, “Che fiesta…110 años” quello del 2023.

“È un bell’onore e una bella responsabilità essere il regista del 110° anno – racconta Edoardo Quistelli – Ormai da un po’ di anni faccio da regista e autore alla Bai. Sono entrato parecchi anni fa quando il regista era Piero Rossi. Lui mi ha insegnato un po’ il mestiere”.

E proprio Quistelli ha scritto “Che fiesta…110 años”: “Volevamo fare una grande festa, anche il presidente Olivari era d’accordo con questa idea. Il coinvolgimento che abbiamo dato al pubblico non lo ha dato neanche Sanremo, da noi nessuno si è baciato e nessuno ha preso a calci i fiori. Siamo stati nei limiti. Siamo un bel gruppo e tutti credono nel messaggio finale della Baistrocchi che è quello della beneficenza e dell’aiuto. In più tutti hanno l’opportunità di esibirsi davanti a un pubblico importante perché riempiamo teatri importanti”.

Le repliche proseguono, ma Quistelli ha già iniziato a pensare allo spettacolo del 2024: “Ho già un po’ di idee, ho in mente dei divani…sui divani viene tutto bene”.

Se Quistelli ha il compito di tenere a bada attori e ballerini sul palco, alle sue spalle c’è un’importante macchina organizzativa guidata dal presidente Osvaldo Olivari che spiega: “110 anni è un traguardo importantissimo e anche speciale per me che sono entrato proprio al 70° anno. Non siamo professionisti, ma cerchiamo di fare del nostro meglio con bravi attori e un bravo regista come Edoardo Quistelli”.

Quest’anno l’impegno della Bai non si ferma a marzo, ma ci sarà un’importantissima appendice a inizio dicembre con due serate al Teatro Carlo Felice di Genova: “Dato che da tempo collaboro con la Croce Rossa ho pensato di fare qualcosa in suo favore. Così è arrivata questa possibilità di due repliche al Carlo Felice. Ci vorrà un impegno enorme per riempire un teatro di 2500 posti”.

Uno dei sogni della Bai, coi suoi 110 anni di storia, è quello di avere un museo dedicato: “Nel nostro magazzino abbiamo tantissimo materiale – conclude Olivari – siamo in attesa di trasferirci in un nuovo locale poi ci piacerebbe avere una Casa Bai, una sorta di museo, dove esporre i nostri costumi storici e raccontare la storia di questa compagnia. Il Comune si sta dando da fare, il sindaco si è impegnato. Crediamo si possa fare”.

Tra i membri storici della Bai c’è Stefano Fedoro Manzini nella compagnia da 30 anni: “Per me è un onore aiutare Edoardo Quistelli, Osvaldo Olivari e Francesco Martignone a portare avanti questa splendida avventura. Ora i miei compiti sono più fuori dal palco che sul palco. Mi occupo dell’immagine, del merchandising e alla promozione. Sono un uomo di banca e cerco di far quadrare i conti”.

Quella dei Fedoro Manzini è una generazione che si allarga perché ora c’è in squadra anche Valerio, il figlio di Stefano: “È una bella soddisfazione ed è emozionante avere mio figlio con me. I giovani della compagnia sono importanti, ora si divertono, ma poi dovranno prendere in mano loro tutto quanto”.

Nel 2020 la Baistrocchi sarebbe dovuta venire a Milano, ma la pandemia bloccò la trasferta: “Milano un po’ mi preoccupa. Noi viviamo molto sulla tradizione e uscire dalla nostra zona potrebbe essere rischioso”.

C’è anche chi per tanti anni ha seguito la Baistrocchi da fuori e ha deciso di entrarci solo dopo parecchio tempo. È il caso di Paolo Colombo, noto giornalista televisivo a La7, che da qualche anno ha iniziato a salire anche sul palco con gonne e parrucche. “Ho visto per la prima volta la Bai nel 1978 quando avevo 11 anni e nella stagione 95/96 ho fatto la mia prima comparsata sul palco sostituendo un ragazzo che aveva la febbre. Ci ho messo un po’ ad entrare in compagnia, ho aspettato fino al 2019 quando abbiamo fatto “Su e giù per le scale”. In questo ultimo spettacolo faccio Drusilla che è forse il personaggio che mi si addice di più anche se non è facile da imitare”.

Da buon giornalista Paolo cura anche l’ufficio stampa: “Mi occupo dei rapporti con i colleghi giornalisti ma anche degli sponsor. Non si fa solo lo spettacolo, c’è tutto un lavoro dietro. Ora ho 55 anni e mi piacerebbe magari essere affiancato da un giovane a cui insegnare il mestiere e passare il testimone”.

Paolo Colombo ha vissuto e lavorato tanto a Milano e quindi per lui portare la Baistrocchi in Lombardia sarebbe un grande risultato: “Ora ci toglieremo la soddisfazione di andare al Carlo Felice, poi credo molto anche in una possibile trasferta a Milano. Se i Legnanesi vengono a Genova, noi possiamo andare a Milano”.

Una delle caratteristiche principali della Baistrocchi è quella di sapere unire le generazioni, il gruppo passa dai maturandi fino a persone over 60. Questo è tutto tranne un limite come spiega il direttore di compagnia Matteo Delfino: “Siamo una famiglia, puoi avere 20 anni, puoi averne 65, ma sul palco siamo tutti uguali. Tutti pronti ad aiutarci, chi è più esperto aiuta chi è nuovo. Un aiuto che vale anche nella vita giù dal palco. I nostri spettacoli sono sempre un divenire, durante le prove Edoardo è bravo a limare e migliorare ogni dettaglio. Le sovvenzioni sono poche, è importate avere sponsor così come l’appoggio delle istituzioni come quello del sindaco che è venuto a vederci a teatro. Il nostro obiettivo è far beneficenza ma serve anche supporto esterno”.

E tra i giovani che in futuro potrebbero prendere il testimone dei grandi e guidare la Bai ci sono Nicolò Benincà e Andrea Puppo in compagnia rispettivamente da 2 e 4 anni. Nicolò ha anche sperimentato il ruolo di autore scrivendo la parodia di Alessandro Borghese: “È un’esperienza bellissima, ed è bellissimo vedere la gente ridere di una cosa che hai scritto tu”.

“Di me invece ridono perché sono un po’ grassoccio – scherza Andrea Puppo – Ricevere il testimone dai veterani e insegnare ai giovani cosa è la Baistrocchi sarebbe il raggiungimento di un sogno”.

Ivan Filannino

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