Recensione: “L’angelo dell’informazione”

angelo dell'informazione

Alberto Moravia scrisse L’angelo dell’informazione e altri testi teatrali nel 1986, nel pieno delle riflessioni sulla comunicazione e letteratura di massa che, a ridosso degli anni ’90, confermavano di fatto l’avvio dell’odierno sistema culturale. Lorenzo Loris, storico regista del teatro Out Off, recupera il testo dello scrittore degli Indifferenti, ora interpretato da Antonio Gargiulo, Silvia Valsesia e Daniele Gaggianesi.

L’allestimento scenografico è semplice, ma ben pensato: una scrivania, un letto matrimoniale e uno singolo realizzati con dei bancali occupano la scena e ricostruiscono le coordinate spaziali della vicenda amorosa del dramma di Moravia. Intorno a loro, dei pannelli in stoffa bianca guidano, attraverso l’uso delle luci di scena, la recitazione degli attori.

Ogni mattina Cetta, con una tunica bianca e un giglio in mano, va nello studio del marito Matteo, politologo e giornalista, per annunciargli le notizie del giorno. Ora sente però arrivato il momento della verità. Dirà a suo marito che ha un amante, Vasco, pilota d’aereo. La recitazione degli attori attrae lo spettatore per tutto l’arco della pièce, senza lasciargli nemmeno un minuto di riposo mentale. Silvia Valsesia, Antonio Gargiulo e Daniele Gaggianesi hanno una recitazione forte e attraente e angelo dell'informazionerestituiscono argutamente un testo già interessante di per sé. Ciò assume maggior valore nelle scene di sesso, né crude né maliziose, ben gestite dagli attori e dall’uso appropriato delle luci. Nel ménage a trois il sesso appare un elemento necessario di autenticità, soprattutto di fronte all’atteggiamento impertinente di Cetta che ha affidato la sua verità ai sentimenti che prova verso i due amanti.

E d’altronde è proprio di verità che Moravia e l’intelligente recupero di questo scrittore fatto da Loris ci vogliono parlare. La caduta di un Jumbo, che precipita nell’Oceano giapponese da 8000 metri di altezza si incatena alla vicenda privata dei tre per dimostrare che, anche nell’informazione, la verità viene sempre mascherata: o non è necessario renderla esplicita dando molte notizie, come suggerisce Vasco a Cetta, o è seppellita sotto troppe notizie, sommate l’una sull’altra, come le dice Matteo. La verità nelle relazioni intersoggettive tanto quanto in quelle internazionali, non solo è qualcosa di troppo articolato, nascosta sotto troppe informazioni superficiali benché necessarie, ma è addirittura qualcosa che nemmeno esiste, lontana da una realtà troppo sfaccettata per avere un unico senso.

Sotto tutta la complessità del reale, che vuole essere fotografato da troppe notizie e informazioni, non sta una sola e unica verità, piuttosto una complessa e multiforme, in balia dei punti di vista, dei sentimenti e delle ragioni, delle parole di ogni uomo. D’altronde è solo una questione di scelte, come quella di Matteo di fronte alla verità sostenuta da sua moglie (nonostante la verità).

Chiara Musati

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