A parole – di fronte alla paura di non scomparire

a parole

Cosa saresti disposto a fare pur di non scomparire? Questo è il principale tema di A parole, prima nazionale al Teatro Leonardo da giovedì 5 a sabato 14 giugno 2014, che per affrontare la primordiale paura dell’essere dimenticati affronta la storia di Isabel Martinez Peròn – terza moglie del generale, vissuta all’ombra della più famosa Evita. Lo spettacolo nasce da un’idea di Susanna Baccari e Debora Virello, la prima la regista e la seconda l’attrice.

A paroleIl titolo A parole sembra tradurre la volontà delle due artiste di richiamare la capacità propria del teatro di restituire la voce e le parole a chi non ha avuto né il tempo né l’occasione di poter dire e spiegare il proprio punto di vista. Debora Virello sul palco fa rivivere le parole di Isabel e il suo destino e attraverso lei la storia recente dell’Argentina. È la parola la protagonista che domina il palco e dietro la quale si muove Isabel, creatura contemporanea, vera e finta, autoironica e serva di scena. Figura metamorfica che diventa ogni volta quello di cui ha bisogno per indagarsi e per spiegarsi al pubblico e non per ultimo a se stessa. Gli altri personaggi – Juan Domingo Peròn e Evita – sono lì sul palco ma vivono tramite i suoi gesti e tramite – bisogna ripeterlo – le sue parole creando un monologo che a tratti diventa un dialogo con i rimpianti, i desideri, le ossessioni. Isabel è istrionica, è vittima della sua grande capacità di cambiare e cambiarsi, di adattarsi, capacità che le viene donata dal suo bisogno di esserci, di non scomparire, di essere amata e ricordata (che è poi un desiderio assoluto). Pur di non scomparire è disposta a perdere se stessa e diventare qualcun altro, non solo Evita ma qualsiasi altra cosa le venga chiesto.

A parole affronta molti dei temi cari al teatro: il doppio, la morte, l’ambizione, il tormento, l’ossessione e soprattutto il ricordo. L’uso delle luci è suggestivo e ci presenta un palco che vuole essere palco e nient’altro: il confine tra l’attrice e la protagonista storica è labile, delicato, effimero. Il testo è scritto molto bene, attento alla storia e alla biografia ma asservito alle leggi del teatro e della regia e non cede mai uno sguardo ironico grazie anche alla bravura di Debora Virello. Ne risulta uno spettacolo che riesce a dare voce a una protagonista della storia conosciuta da pochi. Ci viene consegnata presente e nel presente. Ed in fondo è proprio questo il teatro.

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