La Sirenetta e il meraviglioso colpo di coda

Per il secondo appuntamento della rassegna, il Teatro San Teodoro di Cantù (CO) punta sullo spettacolo “La Sirenetta” della compagnia Eco di Fondo. E vince la scommessa: la sala gremita e gli applausi calorosi dimostrano il meritato successo di uno spettacolo bello e interessante.

Non si pensi che l’impresa fosse semplice! “La Sirenetta” porta in scena il travagliato percorso di un adolescente in cerca della propria identità sessuale. I quattro attori Riccardo Buffonini, Giacomo Ferraù, Libero Stelluti e Giulia Viana, nelle loro divise neutre, danno corpo alle vicende e ai passi incerti di questa creatura speciale partendo dal principio: “C’è un istante in cui tutti noi siamo uguali e indefiniti, senza distinzione di sesso e di genere. È da qui che parte tutto. In questo momento pronuncio i miei confini: testa, braccia e coda.” E la coda procura al ragazzo numerosi problemi: l’impossibilità a camminare sulle proprie gambe, la necessità di un acquario in cui rifugiarsi, l’emarginazione e la discriminazione a causa della propria diversità, lo sguardo silenzioso e smarrito dei propri genitori, il non riuscire a parlare ed esprimersi… quel dolore diventa talmente profondo e insopportabile che il protagonista arriva ad odiare la coda, a negare la propria essenza pur di essere accettato e amato dagli altri. Ci sono alcuni momenti di serenità – l’incontro con il Principe, la scoperta del Mare – ma il finale della storia era già evidente all’inizio: le voci degli speaker televisivi ricordano i casi di cronaca dei ragazzi che si sono suicidati poiché vessati a causa della propria sessualità, tutti con le medesime sofferenze e speranze. Anche la Sirenetta con una lettera commovente saluta i genitori, per sempre.

In questo doloroso dramma fanno incursione alcuni sketch divertenti tra Barbie e Ken, i giocattoli preferiti del ragazzino: la loro storia d’amore vacilla nel momento in cui Ken si innamora di Orsetto peloso, scatenando nella comunità dei giocattoli reazioni di sdegno e disgusto. Per quanto la situazione sia grottesca e i due attori Buffonini e Stelluti siano molto abili nel rendere comici i due personaggi, la crudeltà e la superficialità dei commenti sul legame tra Ken e Orsetto suscitano amarezza e non è purtroppo difficile trovare numerose analogie con i dibattiti reali sul tema.

Nonostante la gravità dell’argomento affrontato, la narrazione non diventa però mai né polemica né pedante e attraversa vari stili e livelli di interpretazione con armoniosità. La drammaturgia di Giacomo Ferraù e Giulia Viana intreccia con efficacia il richiamo poetico alla celebre fiaba di Andersen, la parodia di Barbie e Ken e l’attualità nella sua verità lapidaria. Ma il linguaggio teatrale in questo spettacolo va ben oltre: le parole sono accompagnate da metafore visive suggestive, immagini fortemente evocative, scene simili a quadri, giochi di luci ombre cartine colorate e veli trasparenti, corpi acqua e pochi oggetti essenziali. A questo concorre l’intelligente linea registica di Giacomo Ferraù (ricordiamo la collaborazione di Arturo Cirillo), lo splendido disegno luci di Giuliano Almerighi, il coordinamento coreografico di Riccardo Olivier e il progetto video di Riccardo Calamandrei. Quando al termine di questo viaggio dai tratti quasi onirici, la Sirenetta ossia i quattro attori si mostrano in proscenio con semplicità e riescono infine a “trovare la voce” e parlare direttamente al pubblico, è impossibile restare indifferenti.

La giovane compagnia Eco di Fondo dimostra come sia possibile trattare con grazia e delicatezza argomenti scomodi e complessi (ricordiamo il bello spettacolo “Orfeo ed Euridice” sul tema dell’eutanasia ospitato a Cantù nella precedente stagione), assumendo uno spessore sociale e politico senza scadere nel “pietismo di maniera” – citando il critico Mario Bianchi – ma aprendo anzi uno spazio di riflessione. “La Sirenetta” obbliga a riflettere sull’amore, quello più difficile, quello verso sé stessi ed il corpo che si abita”. Una visione quindi amara, ma non disperata. Struggente e commovente, ma non fine a se stessa. La compagnia Eco di Fondo restituisce una dimensione umana e profonda alle pagine di cronaca, “rappresentando pienamente il valore del rispetto per tutti” – come ha riconosciuto Amnesty International Italia che ha patrocinato il progetto – e incoraggiando tutti ad assumere un orizzonte più ampio.

Marzorati

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